CIVITANOVA - C'è voglia di ricostruire e il cinema lo sussurra a più voci, con immagini e parole che tracciano la strada verso un futuro più sostenibile.
Civitanova Film Festival, che prenderà il via il 29 maggio al cinema Cecchetti, si innesta su questo solco da quattro anni, proponendo cortometraggi e una varietà di argomenti che mettono al centro “un nuovo umanesimo dentro i labirinti della globalizzazione”. Tra due settimane Civitanova torna protagonista del grande schermo e rilancia, stavolta con la nota cromatica del rosa scelta per il manifesto ufficiale, registi e opere per otto premi in concorso: Stelvio Massi (miglior cortometraggio), Miglior regia, Miglior sceneggiatura, Miglior attrice, Miglior attore, Miglior corto d'animazione, Premio Fango&Assami e Premio del pubblico. Durante il Festival troveranno spazio anche vari lungometraggi ed i loro rispettivi registi con i quali si organizzano incontri con gli spettatori. La quarta edizione della rassegna realizzata con il contributo del Comune di Civitanova è stata presentata questa mattina, nella sala della Giunta comunale, dall'assessore alla Cultura Maika Gabellieri e dai due direttori artistici Peppe Barbera e Michele Fofi della Fango&Assami. Sono stati selezionati 15 corti di finzione e 6 d'animazione su un totale di 195 corti pervenuti (contro gli 87 della prima edizione). “Presentiamo un festival ancora giovane, che è cresciuto negli anni per qualità e quantità di proposte – ha detto l'assessore Gabellieri. Sarà il prossimo grande appuntamento per Civitanova, una settimana intensa, organizzata con grande entusiasmo e competenza dai due direttori civitanovesi. Sono davvero molto impaziente di poter condividere questa bella atmosfera insieme ai giovani talenti e ai tanti appassionati”. Nella qualificata rosa dei giurati figurano Alessandro Guida (regista), Andrea Peraro (distributore cineteca di Bologna), Daniele Urciolo (direttore artistico Formia Film Festival), Melissa Anna Bartolini (attrice), Rossella D'Andrea (attrice). Il video promozionale del Festival è stato realizzato dai ragazzi del Liceo Leonardo da Vinci di Civitanova, all'interno del progetto alternanza scuola-lavoro e sarà proiettato martedì alle 21,15 dopo l'apertura ufficiale. “Anche quest'anno la rassegna presenta una magnifica eterogenea messa in scena che nobilita questo Festival e ne dà la misura definitiva della sua crescita e del livello di riconoscimento raggiunto – ha spiegato Barbera. Riproponiamo, all'interno di “50 anni di...",curata da Giulio Sangiorgio (direttore FilmTV), la proiezione di tre capolavori cinematografici che festeggiano il mezzo secolo di vita, film di interesse artistico e culturale che meritano la visione e l'approfondimento e che inglobano lo spirito ed i temi del Civitanova Film Festival: La notte dei morti viventi di George Romero, Baci rubati di François Truffaut e Rosemary's baby di Roman Polansky”. Tra gli ospiti di spicco in platea, ci saranno i registi Edoardo Winspeare e Francesca Mazzoleni, l'attrice Celeste Casciaro. Proprio a Edoardo Winspeare, le cui opere filmiche hanno avuto numerosi riconoscimenti in campo internazionale, è dedicata la serata di giovedì 31 maggio, con la proiezione del film “Sangue vivo” e “La vita in comune”. Un momento speciale sarà dedicato al civitanovese Alessandro Santini che presenterà “Cenere” il suo cortometraggio di genere drammatico girato a Civitanova, con il quale ha partecipato al fuori concorso di Cannes; una bella vetrina per farsi conoscere anche nella sua città. Non manca lo spazio del Dopo festival, il 1° e 2 giugno, che si svolgerà nella piazzetta Conchiglia, con i protagonisti della rassegna e la musica dal vivo con Alberto Napolioni, Edoardo Petracci, Massimo Saccutelli e Luca Orselli. “Dinamicità, freschezza e lavori di qualità caratterizzano il nostro Festival – ha detto Fofi – che ha preso coscienza del suo valore e può finalmente competere con gli appuntamenti delle altre città italiane. Non è un evento autoreferenziale, pensato per soli addetti ai lavori, ma per un pubblico che cerca emozioni ed è curioso di conoscere le novità nel campo cinematografico e che vuole riflettere sui temi della società, dell'ambiente e dell'interiorità. Ringrazio l'Amministrazione di Civitanova e l'assessore alla Cultura Maika Gabellieri per aver creduto nel nostro progetto e per aver dato continuità al Festival. Gran parte del nostro budget va per l'ospitalità dei protagonisti e ricade dunque sul nostro turismo. I protagonisti delle cinque giornate hanno modo di conoscere e apprezzare Civitanova nel loro soggiorno. Dalla prima edizione sono diversi gli autori che nel frattempo si sono fatti strada in vari settori e manifestazioni internazionali e per noi è motivo di orgoglio”. Attivata anche la collaborazione con VagaMarche, che venerdì 1° giugno, alle ore 8,30, organizzerà un'escursione alla scoperta del territorio. Appuntamento martedì 29 maggio alle ore 18 per l'Anteprima CFF. Serata finale il 2 giugno, a partire dalle ore 16 fino a mezzanotte, con proiezione dei cortometraggi vincitori e le premiazioni. Tutto il programma su www.civitanovafilmfestival.it- info@civitanovafilmfestival
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uno spettacolo unico al mondo Le Grotte di Frasassi sono delle grotte carsiche sotterranee che si trovano all’interno del Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi (certificato con la Carta Europea del Turismo sostenibile) nel comune di Genga, in provincia di Ancona. La scoperta delle Grotte di Frasassi risale al 25 settembre 1971 ad opera del gruppo speleologico del CAI di Ancona. Nel 1972 viene costituito dal comune di Genga e dalla Provincia di Ancona il Consorzio Frasassi con l’obiettivo di salvaguardare e valorizzare il complesso delle Grotte di Frasassi. All’interno delle cavità carsiche si possono ammirare delle sculture naturali formatesi ad opera di stratificazioni calcaree nel corso di 190 milioni di anni grazie all’opera dell’acqua e della roccia. L’acqua, scorrendo sul calcare, discioglie piccole quantità di calcare e cadendo a terra, nel corso di uno stillicidio che dura millenni, le deposita e forma delle concrezioni di notevoli dimensioni e di forme a volte anche curiose. Queste si dividono in stalagmiti (colonne che crescono progredendo dal basso verso l’alto) e stalattiti (che invece scendono dal soffitto delle cavità). Le forme e le dimensioni di queste opere naturali hanno stimolato la fantasia degli speleologi, i quali dopo averle scoperte le hanno “battezzate” denominandole in maniera curiosa; tra le stalattiti e le stalagmiti più famose ricordiamo: i “Giganti”, il “Cammello” e il “Dromedario”, l’”Orsa”, la “Madonnina”, la “Spada di Damocle” (stalattite di 7,40 m di altezza e 150 cm di diametro), “Cascate del Niagara”, la “Fetta di pancetta” e la “Fetta di lardo”, l’ ”Obelisco” (stalagmite alta 15 m al centro della Sala 200), le “Canne d’Organo” (concrezioni conico-lamellari che se colpite risuonano), il “Castello delle Streghe”. All’interno delle grotte sono presenti anche dei laghetti in cui ristagna l’acqua dello stillicidio e dei “pozzi”, cavità cilindriche profonde fino a 25 m che possono raccogliere l’acqua o convogliarla verso piani carsici inferiori. La visita della grotta ha una durata di 70 minuti. I gruppi sono accompagnati da guide professionali fornite dal Consorzio Frasassi. Il percorso è lungo 1.500 metri; è ben attrezzato e facilmente accessibile. La temperatura interna è di 14 °C costanti.
Informazioni sulla storia della scoperta delle grotte è reperibile contattando il Gruppo Speleologico Marchigiano CAI di Ancona. Poco lontano dalle grotte, sorge l'abbazia romanica di San Vittore delle Chiuse, risalente all'XI sec, una delle più importanti testimonianze dell'architettura romanica nelle Marche. Il Museo speleo paleontologico e archeologico di Genga è allestito nel cenobio dell'Abbazia di San Vittore (XI secolo) e conserva il famoso ittiosauro di Genga, un rettile marino lungo circa 3 metri, dall'aspetto simile a un delfino, vissuto nel Giurassico superiore, circa 150 milioni di anni fa. La Festa della Mamma si celebra oggi, domenica 13 maggio, nella maggior parte dei paesi del mondo: non è in una data fissa ogni anno, ma si festeggia per abitudine la seconda domenica di maggio. Le origini della Festa della Mamma risalgono a secoli fa, e sono collegate al culto della fertilità e della maternità. La Festa della Mamma per come la conosciamo oggi, però, esiste dalla fine dell’Ottocento, quando la introdusse la pacifista americana Ann Reeves Jarvis, da sua figlia Anna e poi da Julia Ward Howe (autrice tra l’altro del testo della celebre canzone “Battle Hymn of the Republic“
Durante gli anni Sessanta dell’Ottocento, Ann Reeves Jarvis era stata attiva nelle campagne per combattere la mortalità infantile dovuta alle malattie e alla contaminazione del latte. Dopo la Guerra civile americana, Jarvis aveva iniziato a organizzare delle specie di feste della mamma, picnic e altri eventi per promuovere l’amicizia tra le madri che appartenevano a schieramenti che erano stati nemici negli anni della guerra tra Nordisti e Sudisti. Nel 1870 Julia Ward Howe scrisse la “Mother’s Day Proclamation”, che esortava le donne ad assumere un ruolo attivo nel processo di pacificazione. Il 10 maggio del 1908 Anna Jarvis, figlia di Ann Reeves Jarvis, organizzò nella sua città natale, Grafton (nel West Virginia), a Philadelphia e in altre città eventi dedicati alle madri. Negli anni successivi i festeggiamenti per il giorno della mamma ebbero sempre più seguito, finché il presidente americano Woodrow Wilson ufficializzò la festa nel 1914. La Festa della Mamma si festeggia in questo periodo dell’anno per via della data di morte di Ann Jarvis, avvenuta il 9 maggio 1905. Wilson stabilì che la festa cadesse la seconda domenica di maggio: data che venne poi adottata in molti paesi occidentali, compresa l’Italia a partire dalla fine degli anni Cinquanta. Anna Jarvis, a dirla tutta, si impegnò per molti anni contro lo sfruttamento commerciale della festa, che riteneva contraddire lo spirito iniziale dell’idea di sua madre. La festa del papà si celebra invece in molti paesi del mondo – tra cui l’Italia – il 19 marzo, giorno di san Giuseppe. Negli Stati Uniti cade invece a giugno. Un piatto tradizionale marchigiano molto amato, simile alle lasagne. Scopriamo le differenze e la sua storia.I vincisgrassi: le caratteristicheConsiderato uno degli emblemi gastronomici della regione, i vincisgrassi sono un piatto tipico della tradizione marchigiana. Per preparare il piatto è necessario stendere una sfoglia di pasta all’uovo, tagliarla in pezzi rettangolari, che vanno bolliti e asciugati su di un telo; ogni pezzo va poi disposto in una teglia, mettendo tra uno strato e l’altro un ragù particolare e la besciamella, che vanno messi anche come finitura. Il tutto poi si inforna e si ritira quando il primo strato è diventato croccante. Si tratta di un piatto tradizionalmente preparato per i giorni di festa. Le origini dei vincisgrassiEsistono più ipotesi circa l’origine dei vincisgrassi. Seconda la prima di esse, il nome del piatto deriverebbe dal fatto che una cuoca anconetana lo preparò in onore del generale austriaco Alfred von Windisch-Graetz che avrebbe combattuto e vinto nell’assedio di Ancona del 1799, che vedeva contrapposte le truppe austro-russo-turche contro quelle truppe napoleoniche, che si erano asserragliate in città. Il generale avrebbe apprezzato molto il piatto, che prese perciò il suo nome. Dalla semplificazione ed italianizzazione del nome Windisch-Graetz deriverebbe infatti il termine “vincisgrassi”, italianizzando. Una seconda ipotesi fa dei vincisgrassi una piatto della tradizione culinaria maceratese già nel 1779, con un nome leggermente diverso: “princisgrass”. Infatti, proprio in quell’anno, veniva per la prima volta dato alle stampe il libro di cucina del cuoco Antonio Nebbia, titolato “Il cuoco maceratese”. La ricetta descritta nel libro prevede l’uso dei tartufi è perciò diversa da quella dei vincisgrassi odierni, che si distinguono anche perché prevedono anche la besciamella e le rigaglie di pollo, non presenti nella ricetta del Nebbia. Una recente e terza ipotesi, considerando che, per motivi anagrafici, il generale von Windisch-Graetz non poteva essere presente all’assedio di Ancona del 1799, sposta di una cinquantina d’anni più avanti la nascita dei vincisgrassi, ossia nel 1849, sempre ad Ancona e sempre in occasione di un assedio. In quell’anno, infatti, gli austriaci avevano ancora una volta assediato la città, che aveva aderito alla Repubblica Romana ed era divenuta un avamposto risorgimentale. Dopo la vittoria austriaca la città venne riconsegnata al Papa ed il corpo dei Dragoni di Boemia di Windisch-Graetz, o il loro generale Alfred von Windisch-Graetz in persona che poteva aver partecipato all’assedio, ebbero l’onore di vedersi dedicare la ricetta in questione, tratta dalla tradizione riportata nel citato libro di ricette maceratesi di Antonio Nebbia, ma modificata ed addizionata con besciamella. La differenza tra vincisgrassi e lasagne A molti verrebbe da chiedere in che cosa le lasagne differiscano dai vincisgrassi; eppure delle differenze esistono e non delle meno rilevanti. Infatti, il ragù è preparato con carne tagliata grossolanamente e non macinata, mentre la besciamella è più soda, conferendo al piatto una maggiore compattezza. Inoltre, la presenza delle spezie (noce moscata e chiodo di garofano) deve essere più avvertibile. Ciò detto, non bisogna dimenticare che nelle ricette tradizionali sono presenti anche rigaglie di pollo e nell’impasto delle lasagne possono entrare Marsala o vino cotto. I vincisgrassi: la ricetta classicaIngredienti
1- Per preparare i vincisgrassi, iniziate tagliando a listarelle la pancetta e in pezzi piccoli i vari tagli di carne: il maiale, il manzo e infine le rigaglie di pollo. 2- Tagliate finemente il sedano, la carota e la cipolla e metteli in una casseruola a rosolare per 5 minuti, con dell’olio extravergine d’oliva insieme alla pancetta. 3- Lasciate insaporire il tutto per qualche minuto quindi unite il manzo e il maiale e lasciate cuocere per una decina di minuti, fino a quando la carne raggiungerà un colorito bruno. Aggiungete la passata e aggiustate di sale e di pepe. 4- Aggiungete al sugo anche le rigaglie di pollo e mescolate con un cucchiaio di legno; coprite con un coperchio e lasciate cuocere per un’ora e mezza circa, girando di tanto in tanto e aggiungendo del brodo se il ragù dovesse seccarsi. 5- Il ragù dovrà essere ben cotto e addensato. 6- Una volta pronto il ragù potete assemblare i vincisgrassi in una pirofila dai bordi alti: ponete qualche cucchiaio di sugo sul fondo quindi foderate la teglia con un primo strato di lasagna, coprite con un cucchiaio abbondante di ragù e un cucchiaio di parmigiano grattugiato. 7- Continuate così fino a formare almeno una decina di strati (è una caratteristica del vincisgrassi) e terminate con uno strato di ragù e una manciata abbondante di parmigiano. 8- Cuocete in forno caldo a 180° per 30 minuti e tirateli fuori non appena si sarà creata una bella crosticina dorata sulla superficie. Abbinamento cibo-vinoConsigliamo di gustare i vincisgrassi con un Rosso Conero DOC, potente e strutturato, capace grazie alla sua importante carica tannica di ripulire il palato ad ogni boccone di questo ricco piatto. Prodotti enogastromonici di altà qualità legati al mare e alle dolci colline marchigiane: questo sa offrire al visitatore Civitanova Marche.La città sulla costa, nata come antico borgo marinaro e scalo per le imbarcazioni, fa del pesce il protagonista assoluto delle sue tipiche ricette. Il Medio Adriatico, che lambisce le coste e le modella regalando lunghe spiagge di sabbia fine a nord e di sassi bianchi a sud, è un mare pescoso, ricco di varie qualità di pesce e, in particolare, del salutare pesce azzurro. Alici, sarde e sgombri, riqualificati dalla dieta mediterranea, sono gli ingredienti immancabili di piatti gustosi, semplici e facilmente riproponibili anche dalla massaia meno esperta. La cucina locale, nata dalla tradizione della marineria e rivisitata dalla creatività dei cuochi civitanovesi, propone piatti appetitosi come i furbi con l’abbiti (polpi con le biete), gli sgombri al vino rosso ed il brodetto alla civitanovese. Qui i sapori delicati del mare si sposano con i frutti della campagna e invitano il turista a scoprire antichi sapori, ricette di tradizione e nuovi abbinamenti culinari. Le colline ricordate da Giacomo Leopardi, accarezzate dalla brezza dell’Adriatico, sono paesaggi indimenticabili ed ambiente ideale per la coltivazione e la produzione di vini di marca e di olio extravergine che affermano il valore antico di coltivazioni autoctone continuando dal passato a deliziare anche i palati più raffinati. Le famose aziende locali hanno saputo valorizzare e potenziare le loro specialità, hanno creato vigne ed uliveti prestigiosi, cantine ed oleifici di eccellenza che promuovono nel mondo i sapori e i profumi che solo questa terra, con l’amore e la passione dell’uomo, ci sa regalare.
BRODETTO DI PESCE Ingredienti: 2 kg di pesce fresco da zuppa (scorfani, palombo, merluzzi, calamaretti, seppie, scampi, cozze e vongole), olio d’oliva, 1 kg di pomodori pelati, un bicchiere d’aceto, un bicchiere di vino bianco secco, cipolla, aglio, prezzemolo, sale e pepe. Preparazione: preparare un trito con cipolla ed aglio e bollire con l’aceto in una casseruola di terracotta. Quando l’aceto sarà evaporato, unire abbondante olio extravergine di oliva e il peperoncino. Far rosolare e aggiungere i pomodori passati al setaccio, un bicchiere di vino bianco secco, sale e pepe. Portare a bollore lentamente a pentola coperta allungando, se necessario, con un paio di mestoli di acqua calda. A questo punto, aggiungere seppie e calamari e cuocere per circa 30 minuti, poi aggiungere i pesci (interi se piccoli, tagliati in tranci se più grossi) e cucinare a fiamma moderata senza muovere i pesci per circa 15 minuti. Verso la fine aggiungere gli scampi e poi terminare con un’abbondante spolverata di prezzemolo tritato. Prima di servire il brodetto, lasciare riposare per qualche minuto e servire con pane abbrustolito. settimana ricca di eventi a civitanova per trascorrere i due ponti del 25 aprile e primo Maggio: si inizia oggi con il mare in fiore Il Mare in Fiore è quest’anno l’ottavo appuntamento sul lungomare sud, a Civitanova con Il Mare In Fiore, la mostra mercato floro vivaistica che colorerà tutto il litorale. Ci saranno: arredamenti da giardino, vasi di ogni materiale e piante in fiore piante ornamentali, da fiore e da frutto, piante grasse, erbe aromatiche, attrezzi da giardino, casette da esterno e gazebo, per un totale di 80 espositori si prosegue il 29 con"Lo Primo maggio in anticipo" La Pro Loco di Civitanova Alta organizza un’anticipazione” del il Primo Maggio con una festa per grandi e piccini. Dalle ore 15 in zona Tirassegno Civitanova Marche Alta, stand gastronomici con porchetta e arrosticini, tanti divertimenti per i bambini e con orgoglio i Vili Maschi – omaggio a Rino Gaetano in concerto E si conclude col "primo Maggio in festa" Anche quest’anno la Festa del 1° Maggio sarà organizzata con la collaborazione dell’ABAT, associazione stabilimenti balneari. A differenza degli scorsi anni, non sarà solo il lungo mare sud ad essere coinvolto, ma parteciperanno all’evento anche gli stabilineti del lungo mare Centro. Musica, artisti di strada, mercatino artigianale e tipicità, strett tango, giochi negli chalet e tanto altro ancora per una giornata di festa indimenticabile La coltivazione della vite e la produzione vinicola nella regione Marche ha tradizione millenaria. Risale infatti agli Etruschi, che introdussero questa pianta e tecniche primitive di vinificazione tra il 1.000 a.C. e l’800 a.C. Il terreno prevalentemente collinare ed a tratti montuoso è, infatti, ideale per la produzione di uva da vinificazione. In più questa regione italiana beneficia dell'affaccio sul Mare Adriatico, che ne influenza le caratteristiche microclimatiche e, di conseguenza, quelle delle uve coltivate. La produzione di vino marchigiano è leggermente a favore dei bianchi, con circa il 10% in più rispetto ai vini rossi e rosati. I vitigni più impiegati per la produzione dei vini delle Marche sono il Montepulciano e il Sangiovese per quanto riguarda i vini rossi marchigiani, il Verdicchio e il Pecorino per quanto riguarda i vini bianchi. VINI BIANCHI MARCHIGIANI
A livello di popolarità, non c’è dubbio che il Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC e Riserva DOCG sia il vino più conosciuto delle Marche. Prodotto nella zona al centro della regione comprendente l’omonima cittadina, il Verdicchio è prodotto con uve Verdicchio ed è spesso imbottigliato nella tipica bottiglia dalle forme che ricordano un’anfora. Si tratta di un vino bianco secco, indicato soprattutto in abbinamento a piatti di pesce ma anche antipasti a base di carni bianche. Sempre dal vitigno Verdicchio si ottiene anche il Verdicchio di Matelica, prodotto in una zona della regione un po’ più interna, a sud-ovest di Jesi. Il Verdicchio di Matelica viene declinato anche nelle versioni passito e spumante, rientrando sempre a far parte della DOCG. L'area appenninica di Serrapetrona è nota per il vino spumante Vernaccia di Serrapetrona DOCG, ottenuto da uve Vernaccia Nera coltivate in poco più di 45 ettari di territorio vitato. VINI ROSSI MARCHIGIANI Gli altri vini marchigiani di qualità che possono vantarsi della Denominazione di Origine Controllata, come recentemente si è stabilito, hanno i nomi delle zone di produzione e, normalmente, possono essere rossi oppure bianchi e rosati. Tra questi troviamo i Colli Pesaresi DOC (da varie uve bianhe fra cui Verdicchio e Biancame oppure da rosso Sangiovese), il Conero DOCG, il Rosso Conero DOC e il Rosso Piceno DOC (da uve Montepulciano e Sangiovese). Nelle province di Macerata e Ancona troviamo l’Esino DOC, anche nella versione “novello”. Tra i vini delle Marche meno noti ma non per questo meno interessanti, troviamo il Lacrima di Morro DOC, un rosso della provincia di Ancona, adattissimo ai salumi, e l’Offida DOCG, un vino prodotto nella zona di Fermo e di Ascoli Piceno nelle versioni Rosso, Passerina e l’originale “Pecorino”. Festeggiano i 50 anni della Doc il Rosso Piceno e il Verdicchio dei Castelli di Jesi. Al Sol&Agrifood altri 19 espositori. Premio “Benemerito” all’azienda Staffa di Staffolo Ancona, 9 aprile 2018 – Centoquarantuno aziende e 258 etichette. Sono questi i numeri delle Marche alla 52esima edizione di Vinitaly in programma a Verona dal 15 al 18 aprile. Saranno 67 le aziende presenti in stand singoli tra i vari padiglioni, 74 quelle nell’area della Regione Marche (padiglione 7, C6/7/8/9), coordinata assieme ai due Consorzi regionali(l’Istituto marchigiano di tutela vini con 59 aziende e il Consorzio Vini Piceni con 15 aziende). Le etichette verranno invece presentate nella Terrazza Marche.
Nell’anno del 50° anniversario della Doc (Denominazione di origine controllata) del Rosso Piceno e del Verdicchio dei Castelli di Jesi, la regione conferma la tendenza consolidata negli ultimi anni: bianchi di punta (Verdicchio, Pecorino e Passerina in testa), venti denominazioni autoctone dalla forte identità territoriale, biologico in crescita (seconda regione in Italia per l’incidenza del Bio sul totale della superficie vitata). E a Verona la società agricola la Staffa di Staffolo (Ancona) verrà insignita con il Premio “Benemerito della Viticoltura 2018” intitolato ad Angelo Betti. Il riconoscimento va ai benemeriti della vitivinicoltura italiana, su indicazione delle Regioni. Le Marche hanno segnalato la giovane azienda, realtà artigianale che si sviluppa su sei ettari di vigneto, agricoltura di ispirazione naturale vigneti maturi, una grandissima passione per l’agricoltura rispettosa dell’ambiente e per il buon vino. Vinitaly non è però solo vino, ma anche olio: al Salone internazionale dell’olio e dell’agroalimentare di qualità, le Marche, al padiglione C, saranno presenti con 19 espositori. Per l’olio extravergine Igp Marche, che ha guadagnato il logo di identificazione geografica protette dell’Unione europea nel 2017, si tratta di una “prima” eccezionale per proporre il meglio della produzione oleicola locale, dal momento che il marchio coinvolge il 76% della superficie regionale e le principali aree olivicole. Il Vinitaly, secondo il presidente della Regione Luca Ceriscioli, “rappresenta un evento significativo per rafforzare l’immagine di qualità delle Marche. È una tappa importante della promozione internazionale perché la vocazione di tutte le imprese è quella di guardare fuori dal Paese, laddove esiste un’attenzione particolare per i prodotti di qualità. Sosteniamo questo percorso con iniziative mirate e la partecipazione agli eventi più prestigiosi, come il Salone di Verona”. Qualità e legame con il territorio “saranno il nostro biglietto da visita a Verona - ha sottolineato la vicepresidente Anna Casini, assessore all’Agricoltura - Con due anniversari, Verdicchio dei Castelli di Jesi e Rosso Piceno, e una prima assoluta, olio Igp Marche, abbiamo l’opportunità di esporre al grande pubblico le nostre eccellenze su un palcoscenico prestigioso. Coglieremo l’occasione per rafforzare la nostra immagine e promuovere le nostre produzioni”. Casini ha anche ricordato che al Vinitaly dello scorso anno le Regioni hanno consentito di destinare alle zone terremotate il 3% della propria dotazioni dei Psr, invece del 2% concordato. “Questa decisione ha portato alle Marche 159 milioni di euro di solidarietà. A distanza di un anno, la rimodulazione delle risorse è stata fatta, l’Europa ha validato il programma e i bandi sono in pubblicazione. Ne approfitto anche per precisare che la gestione dei 18 milioni per le strade interpoderali può essere in capo ai comuni qualora ne manifestassero la volontà. A Verona, insomma, ribadiremo anche il nostro impegno per la rinascita delle aree devastate dal sisma”. Il dirigente del servizio Agricoltura, Lorenzo Bisogni, ha ripercorso gli investimenti a favore del settore enologico marchigiano sostenuti con le risorse del Programma di sviluppo rurale che hanno consentito di elevare la qualità dei vini marchigiani. Il dirigente del servizio Internazionalizzazione Riccardo Strano ha anticipato iniziative promozionali in Giappone per promuovere l’export dei vini marchigiani. Fonte; Resto del carlino La Pinacoteca Comunale “Marco Moretti”, in linea con le più aggiornate esperienze museali, ha dal 2002 attuato un articolato progetto finalizzato alla divulgazione dell’arte. Con l’intensa attività espositiva, educativa e formativa, rivolta a diverse tipologie di pubblico, il nostro Museo, custode del passato, animato da nuova linfa vitale, è centro propulsore di cultura con un ventaglio di offerte stimolanti tali da soddisfare esigenze e richieste diverse. La Pinacoteca Comunale “Marco Moretti”, nata nel 1972 per volere del maestro elementare Luciano Moretti e intitolata al figlio prematuramente scomparso, nel 1998 trova idonea collocazione con il trasferimento nella casa natale del letterato rinascimentale Annibal Caro. Spigolando nelle sale del Museo, al primo piano è organizzata la “Quadreria”, una raccolta di tele tra cui segnaliamo la cinquecentesca Madonna del Soccorso di Baldo De Serofini ed altre opere a soggetto religioso di Filippo Ricci. Nelle stanze al piano terra un folto gruppo di incisioni uscite dai torchi urbinati di artisti come Bartolini, Castellani, Paulucci, Manfredi, Gulino, Bruscaglia, Diamantini. E ancora acqueforti e disegni di Fattori, Morandi, Severini, De Chirico, Biagetti, Carrà e Dottori fino a Warhol. Una silloge di prima grandezza che si completa con gli olii di Quaglia, Tamburi, Sdruscia, Cantatore, Deverini, Tulli, Brindisi e Ciarrocchi, artista civitanovese, intellettuale schivo e virtuoso, poeta del paesaggio marchigiano, reputato da Federico Zeri il maggiore incisore italiano del Novecento, al quale, nell’ex chiesa del Santissimo Crocifisso, oggi fusa con la Pinacoteca Comunale, è dedicata una permanente. La casa natale di Annibal Caro, purtroppo alterata dai restauri compiuti negli anni Sessanta, contenitore di storia e di arte, vede oggi attuato il motto che si coglie nell’iscrizione latina collocata nel Settecento dal conte Graziani nel piccolo cortile, tradotta nel 1943 da Salvatore Quasimodo: «Questa è la casa di Annibale Caro, dove felicemente abitarono Pallade e le Muse e le Grazie».
Sito a nord di Civitanova Marche, tra le colline della valle dell’Asola, in una parte delle scuderie dell’allevamento di cavalli trottatori “San Marone”, ristrutturate e valorizzate dalla vicina pista e dalle attività collegate all’adiacente Ippodromo, ha sede il Museo Storico del Trotto, struttura unica nel suo genere in Italia. Il Museo espone al pubblico una notevolissima quantità di materiale documentario raccolto, da oltre vent’anni e con grande passione, dal Capitano Ermanno Mori. Tale materiale, proveniente sia dal territorio nazionale che dall’estero, è stato organizzato in modo da raccontare la storia delle corse al trotto: programmi di corse, manifesti, documenti iconografici, cinematografici, una ricchissima biblioteca, una vasta emeroteca e cimeli dedicati al mondo del cavallo “attaccato”. In questa struttura sono inoltre conservate opere d’arte sempre dedicate al cavallo, raffinate stampe inglesi ed americane, opere di grafica, ex voto.
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